Ricordi di Torricella
Memories of Torricella

TORRICELLA PELIGNA NEGLI ANNI 50 & 60
TORRICELLA PELIGNA
IN THE '50s & '60s

ALESSANDRO   TETI

IL MONDO DELLA SCUOLA

PARTE PRIMA: L’ASILO INFANTILE
E' stato chiamato "Residence Bellini" l'austero e tozzo palazzo di Via Peligna,ma per molti torricellani di una certa età resta sempre l’"Asilo infantile Francesco e Camillo Porreca". Passando nelle sue vicinanze non si può fare a meno di tornare con la mente all'infanzia quando,con il grembiulino e la borsetta di paglia, chi allegro,chi titubante,chi piangendo, tutti andavano per trascorrervi buona parte della giornata accol¬ti dalle suore, ogni volta cordiali e sorridenti, nonostante le non floride condizioni economiche in cui versavano.
Le ore più belle erano quelle dedicate ai lavoretti nell'apposita aula, dove si giocava anche con i famosi "mattoncini" di legno.
I più grandicelli si cimentavano con le prime a¬ste e i tondini. Quando si avvicinava l'ora del pranzo, dopo aver lavato le mani, i bimbi con il bavaglino al collo, andavano al refettorio al canto di "lalalà, lalalà, andiamo a tavola a desinar".

 Anni 40
La foto è stata scattata all’interno
dell’asilo gestito dalle monache all’incirca nel 1939–1940, durante “l’adunanza”, ossia la riunione settimanale che le suore facevano con le ragazze per imparare loro il catechismo

 

 

Ma la meritoria opera delle suore non si limitava alla cura dei piccoli, esse, sebbene costrette ad indossare una specie di museruola, assai graziosa a vedersi, ma poco pratica perchè avvolgeva capo e mento, tenevano gli ambienti costantamente puliti, tutto luccicava: vetri, pavimento, armadi. Inoltre, nel piano superiore, in un ampio salone, si trovava il laborato¬rio di ricamo e cucito, in cui tante ragazze preparavano il corredo di nozze. Quando si avvicinava il tempo della prima Comunione, una suora per i maschi e una per le femmine, tenevano le lezioni di catechismo ( la duttrìne ). Compito ar¬duo per i ragazzi che dovevano imparare a memoria tutto il contenuto di un libricino di una trentina di pagine. Infine a Natale era usanza che le giovani si esibissero in recite e canti e a chi spettava il compito di preparale? Naturalmente alle suore! Quindi non è esagerato affermare che quando si diffuse l'incredibile notizia della loro partenza defini¬tiva, tutti provarono un profondo rimpianto nei confronti di chi aveva contribuito a rendere più sopportabile la non fa¬cile vita del dopoguerra.


PARTE SECONDA: LA SCUOLA ELEMENTARE
I1 grosso edificio arcinoto a tutti con il nome di "palazzo scolastico" fu ed è a tutt'oggi, la sede della scuola elementa¬re. Negli anni '50 ospitava dieci classi divise in sezioni maschili e femminili (allora Torricella contava 4.000 abi¬tanti). I1 segnale per invitare i ragazzi a recarsi a scuola veniva dato dalla campanella della chiesa di S. Rocco;
 

Nella foto, anni “ 50, si vede una parte della chiesa di San Rocco con il portone di entrata.                                            
L
a campanella che ogni mattina, alle 8 e mezza, suonava per richiamare i bambini alla scuola  elementare, era posizionata all’esterno della chiesa di San Rocco, sul lato destro che dà sul Corso

 

 

gli orologi scarseggiavano e bisognava attendere la Cresima per riceverne uno in regalo, e non sempre funzionava, infatti si diceva "lu rellogge de lu cumbàre camìne quand i pare". Dati i tempi e i mezzi a disposizione, le attività principali degli alun¬ni consistevano nell'imparare a leggere, scrivere e far di conto e naturalmente ad assumere un comportamento rispettoso verso gli altri. Ma le parole e l'esempio spesso non ba¬stavano per convincere i più recalcitranti e i più svoglia¬ti, specie nelle classi maschili; allora bisognava far ricor¬so alla bacchetta che sedava ogni tentativo di intemperanza. Gli insegnanti erano validamente spalleggiati dai genitori in quest ' opera "persuaviva". Frasi del tipo "maestre daie mazz a ssu lazzaròne ca iere 'nza vulute mbarà la lezzione" erano di uso assai frequente.
La ricreazione, piuttosto chiassosa, si svolgeva tutti i giorni, tranne in un caso: quando arrivava il direttore da Casoli. Allora si stabiliva una specie di coprifuoco.
Gli scolari si chinavano sui libri a ripassare tabelline, guerre puniche, guerre d'indipendenza, area del cerchio, poe¬sie... Ma qualcuno per nulla preoccupato o per allentare la tensione, sentenziava all'improvviso: "Signòre maè, io non ho paura perchè lu direttore va dirètt e l'ispettore m'arespètt", e giù tutti a ridere.
Poco dopo Guido Palizzi, il bidello, faceva capolino dall'u¬scio per annunciare il cessato allarme. I1 mantenimento della disciplina richiedeva un certo vigore, specialmente nelle classi quinte dove stazionavano quattro o cinque ripetenti che avevano abbondantemente superato l’età dell’obbligo.
Costoro per niente interessati alle attività didattiche, si dedicavano a scherzi da caserma come i famigerati gavettoni sulle porte dei gabinetti nonostante l'assidua sorveglian¬za di Guido, sempre cordiale con tutti ma pronto a stroncare qualsiasi tentativo di sovvertire le regole costituite.
Quando l'insegnante si allontanava momentaneamente, il capo¬classe doveva riferire su eventuali infrazioni: "Signòre maè, Tonino ha quèldo (rotto) il cangellìno" " Perchè l'hai fatto?" "Perchè Nicola mi ha cacciato la lingua. Io gli ho tirato il cangellino, lui si è acciuccato (abbassato ) ed è finito imbaccio alla lavagna, si è squacciato ed è uscita la vrenna (crusca)". Un bel castigo per entrambi poneva termine alla contesa. Que¬sti episodi naturalmente erano marginali e li abbiamo citati per rendere l'argomento più gradevole ai lettori. Del resto sarebbe irriguardoso nei confronti degli insegnanti che operarono a Torricella negli anni '50 e '60, presentare la scuola elementare come un luogo di trastullo o di percosse.
A1 contrario si lavorava bene e molto, i maestri erano esi¬genti e ponevano il massimo impegno nella loro attività.
Si tenga presente che dovevano agire nell'assoluta mancanza di sussidi didattici, se si eccettua qualche affumicata car¬tina geografica. Psicologi, pedagogisti insegnanti di soste¬gno, corsi di aggiornamento, erano di là da venire.
Insomma bisognava arrangiarsi alla bell'e meglio!
Anche per questo rivolgiamo un pensiero di gratitudine a chi ci aiutò ad ap¬prendere i primi fondamentali elementi del sapere.


                                          Porreca 

I1 più anziano era il maestro Giovanni Verna andato in pensione all’inizio degli anni '50. A detta di tanti era seve¬rissimo ,ma "mbarave bone la léttere" (sapeva insegnare).
Poi gli altri : Maria Bruno, Persia Testa, Biuccia e Antonio Manzi, Olga e Camillo Di Renzo, Antonio Di Jorio, Nicolino Porreca, Nelda De Laurentiis. Successivamente arrivarono quelli ''più giovani" Cristinella e Domenico Piccone, Camillo Di Martino, Elena e Domenico Di Martino, Germana Piccone. Alcuni di loro purtroppo non sono più fra noi, perciò li ricordiamo commossi, sicuri di interpretare in tal modo i sentimenti di molti lettori. Gli esami andavano affrontati due volte: in terza e in quinta. Prove da superare: dettato, tema, problema, materie orali. I1 tema, onde consentire a tutti di riempire almeno una pagina di quaderno, aveva quasi sempre lo stesso titolo: "Parla del tuo paese". Proviamo a rileggerne qualcuno nella memoria.
”Il mio paese si chiama Torricella Peligna ed è alto 901 metri sul livello del mare.
Cià 4 chiese: maggiore, Santrocco, Sandantonio e San Camillo. Cè il munumento dove nella staggione ci vanno i frastieri che cianno la tosse convulsiva e la mia mamma mi dice: non ciandare ca sennò la raccogli anche tu. Ma io ci vado lo stesso perchè mi piace fare a rocila vascielli e a stagnarola. A me mi piace il mio paese perchè ci sono nato e poi perchè cè il campo sportivo il corso Umberto 1° e tante case .”

PARTE TERZA: LA SCUOLA MEDIA
Lo stabile che accoglieva la Scuola Media si trovava nella ex Piazza Municipio (oggi Piazza Ettore Troilo); all'esterno era come tanti altri palazzi, sembrava fatto con avanzi di altre costruzioni.
All'interno invece presentava una graziosa scalinata ricurva con balaustre in ferro battuto; le volte erano decorate con garbo. Chi lo fece erigere tanto tempo prima, ebbe molto più buon gusto di chi ne decretò 1’abbattimento! Fino al '68 la scuola media non era obbliga¬toria, dunque chi intendeva accedervi doveva superare gli esami di "ammissione". Alla preparazione degli alunni,affin¬chè affrontassero adeguatamente la prova, pensava l'insegnan¬te di quinta che, per una modica somma di denaro, nei pomeriggi, da gennaio a giugno, approfondiva gli argomenti trattati in mattinata in classe. L'impatto con il nuovo ambiente scolastico non era dei più incoraggianti: si avvertiva una cer¬ta freddezza rispetto al clima familiare della scuola prima¬ria; ti chiamavano per cognome e non per nome; non c'erano le bacchettate per raddrizzare le teste calde, ma in compen¬so la minaccia dei voti bassi e delle temutissime note sul diario o sul registro, facevano molto più male.

 

1952
 Un gruppo di studentesse della scuola media affacciate sul balcone del bellissimo edificio che ospitava la scuola media e che  ormai non esiste più.
Al suo posto è stata  costruita la caserma dei carabinieri.      

 

Una volta, in prima media, all'inizio di ottobre, un compagno osò chiedere: "Per favore posso andare al gabinetto?". Non l'avesse mai detto! La giovanissima professoressa, mai vista dalle nostre parti, andò su tutte le furie. "Ignorante replicò non sai che bisogna dire 'Posso andare al bagno?'." Quale fu la gioia di tutta la classe nell'appurare, una settimana più tardi, che la prof. in oggetto era stata destinata altrove! A1 suo posto arrivò il prof. Aristide Gnagnarella, una persona dai modi garbati che parecchi torricellani ricorderanno con piacere. Restò poco da noi.
Chi invece volle rimanere a Torricella, fu la prof.ssa Carmela Giuffrè, la quale ricoprì anche la carica di preside.

Anno 1961
Festa della preside della scuola media Carmela Giuffrè. Da sinistra le professoresse Rosinella Piccone Stella, Paola Paolucci. Poi da sinistra i ragazzi in primo piano Enrico Di Renzo, Pietro Ottobrini, Gino Crivelli, Antonio Piccoli. Il ragazzo con il volto coperto da Antonio Piccoli è Giulio D’Amico. Non si ricorda il nome del ragazzo alto alla sinistra del crocefisso Da sinistra le 4 ragazze sono Maria Palizzi, Gilda Sciarretta, Laura Peschi, Ada Ficca.
Il fisarmonicista  è  Pietro Antrilli

A differenza delle elementari, quasi tutti gli insegnanti delle medie provenivano da altre località, fatta eccezione per il prof. Nicola Ficca e la prof.ssa Flavia Piccone.

Scuola Media – I professori – Nicola Ficca, Flavia Piccone, Don Francesco Di Pasqua, Matilde Lucani, X, Gnagnarella, X, Pietro Testa,X,X,X, Cenzina Angelucci (con la camicetta bianca; nel 1958 era venuta da Paglieta per insegnare Economia Domestica; nel 1960 ha sposato l'esattore di Torricella, Vincenzo Piccone, "Vincenzino di carapelle"), Carmela Giuffrè, X,X,

Molti professori, quelli con la X, non sono di Torricella Per questo nessuno è stato in grado di riconoscerli.

Le attività eseguite a scuola e i compiti a casa erano tan¬ti, ma occorre riconoscere che, grazie ad essi ed alla seve¬ra professionalità dei docenti, gli allievi potevano acqui¬sire un'ottima preparazione di base molto utile nel prosieguo degli studi. Ovviamente questo discorso non vale per i più svogliati i quali preferivano trascorrere il pomeriggio al campo sportivo e se qualche professore passeggiando, ap¬pariva inopinatamente alla curva di S. Antonio, i furbacchioni si acquattavano frettolosamente dietro le "mucchie” di paglia per sottrarsi ad una sicura interrogazione il giorno successivo.

IL LATINO
Una novità assoluta, e non sempre gradita, che i ragazzi,pro¬venienti dalle elementari si trovavano tra i piedi, era la lingua latina, frettolosamente liquidata dal legislatore in occasione dell'istituzione della Scuola Media obbligatoria. I1 latino è una materia che non ammette vie di mezzo: o si ama, o si odia.
Un buon 70 per cento propendeva per la seconda ipotesi.
Perciò, quando si svolgevano i compiti in classe, copiose schiere dei malcapitati scolari, o dovevano rassegnarsi a fa¬re da soli, e ne veniva fuori una specie di latino macchero¬nico, oppure dovevano allungare il collo per adocchiare il foglio di un compagno più bravo.
Ma bisognava superare un ostacolo insormontabile: gli occhi vigili dell'insegnante pronto a scattare come un falco sulla povera preda; a volte si verificavano anche delle situazioni comiche, di fronte alle quali gli stessi proff. non potevano trattenersi dal ri¬dere. Ad esempio uno scolaro anzichè tradurre "i mari e i fiumi sfociano negli oceani" scrisse "Maria e Filomena si tuffano negli oceani".
E ancora: nel corso di un esame di matematica fu chiesto come si chiamasse l'angolo di 180 gradi, ma l'esaminato tar¬dava a rispondere. Uno dei prof., per aiutarlo, gli suggerì: "Ricordati dove mangi" "Ah si fece l'alunno tutto contento I'an¬golo vaccile".

 

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